Dopo la presa di Rimini la spinta dell'Ottava Armata si va esaurendo, con le truppe sfinite dai combattimenti e falcidiate dalle numerose perdite. A complicare tutto, arrivano anche piogge torrenziali che rallentano le manovre nella fangosa campagna romagnola. Ora il peso dell'offensiva si sposta nel settore centrale tenuto dalla Quinta Armata, dove il generale Clark ha due possibilità per dirigersi verso nord: la statale 65 che dalla Futa conduce a Bologna e la statale Montanara che dal Giogo porta a Imola lungo la valle del Santerno. Sceglie quest'ultima e vi lancia una delle sue migliori unità fino ad allora rimasta in riserva: i "Blue Devils" dell'88a divisione di fanteria USA. Per ovviare alle difficoltà dei rifornimenti imposte dal maltempo, vengono fatti entrare nel conflitto migliaia di muli requisiti dagli alleati in tutta l'Italia liberata, che, guidati da ausiliari italiani, permetteranno i collegamenti tra il fronte e le retrovie. In pochi giorni gli americani avanzano nella valle del Santerno, prendendo in successione, anche con l'aiuto dei partigiani della 36a brigata Garibaldi "Bianconcini", i monti La Fine, della Croce, Carnevale, Pratolungo, Acuto e del Puntale. Kesselring valuta la situazione e chiede direttamente a Hitler di potersi ritirare sulla linea del Po, ma il Fürher rifiuta. A quel punto, il comandante della Decima Armata von Vietinghoff ordina alla 98a divisione (che, nel frattempo, ha sostituito la provatissima 715a) di occupare il monte Battaglia, fondamentale per il controllo delle valli del Santerno e del Senio, che però è già presidiato dai partigiani. All'alba del 27 settembre inizia così una delle più feroci battaglie di tutta la Linea Gotica, che durerà per molti giorni impegnando partigiani e americani in una strenua difesa della strategica vetta, con alterni capovolgimenti di fronte e centinaia di caduti da ambo le parti. Lo stesso giorno gli americani entrano a Castel del Rio e a Castiglione dei Pepoli. Intanto, nel settore tirrenico i brasiliani conquistano il monte Prana, mentre nella valle del Serchio la 92a divisione "Buffalo" americana prende Bagni di Lucca. Il 25 settembre l'Ottava Armata entra a Santarcangelo di Romagna, ma solo quattro giorni dopo si ritrova di nuovo bloccata a Savignano sul Rubicone. Il 29 settembre, mentre gli americani sono al passo della Raticosa, sull'Appennino bolognese ha inizio una delle pagine più tragiche e dolorose di tutta la Seconda guerra mondiale: il 16° battaglione esploratori della 16a divisione SS al comando del maggiore Walter Reder dà il via all'operazione di annientamento della brigata partigiana Stella Rossa nell'area di Monte Sole. I partigiani sono uccisi e dispersi, ma a farne le spese sarà soprattutto la popolazione civile: nel giro di pochi giorni saranno incendiate case, profanate chiese e trucidate 770 persone, in gran parte donne, vecchi e bambini, in una lunga serie di eccidi nota come la "strage di Marzabotto". Il 30 settembre la 6a divisione sudafricana entra a Camugnano e il 2 ottobre la 91a americana libera Monghidoro, mentre Lizzano in Belvedere è presa dai partigiani. Il 3 ottobre la 1a divisione inglese avanza lungo la valle del Senio, coprendo finalmente il fianco destro del monte Battaglia, dove si combatte ancora alcuni giorni, finché la vetta non è stabilmente in mano alleata. A questo punto Clark decide di spostare la direttrice d'attacco lungo la statale della Futa e puntare direttamente su Bologna. Arriva a dare man forte anche la 78a divisione britannica proveniente dall'Egitto. Fra il 3 e il 5 ottobre, sull'Appennino bolognese sono liberate Castel di Casio, San Benedetto Val di Sambro, Loiano, Monzuno e Porretta Terme. Il 6 ottobre i sudafricani sono sul monte Vigese e pochi giorni dopo gli americani prendono il monte Castellari e il monte delle Formiche. Anche la spinta della Quinta Armata verso la via Emilia si va però spegnendo, con troppe perdite e difficoltà di rimpiazzi, mentre la nebbia e una pioggia incessante fiaccano il morale delle truppe. Il 10 ottobre la 91a divisione Usa si arresta davanti a Livergnano, un poderoso sperone roccioso naturale sulla statale della Futa. Qui, in quattro giorni di violenti combattimenti, gli alleati subiscono gravissime perdite, finché i tedeschi non si ritirano trincerandosi sugli ultimi bastioni montuosi prima di Bologna. L'11 ottobre i brasiliani della FEB risalgono il fiume Serchio e liberano Barga; il 12, dopo tre giorni di scontri sanguinosi, la 6a sudafricana conquista il monte Stanco, vicino Grizzana; il 13 gli americani prendono Monterenzio. Fra il 16 e il 20 ottobre la Quinta Armata fa un ultimo balzo in avanti arrivando fino al monte Grande, a pochi chilometri dalla via Emilia. L'illusione di raggiungerla prima dell'inverno però dura poco: l'allentarsi della pressione dell'Ottava Armata in Romagna (che intanto ha raggiunto Cesena) ha permesso a von Vietinghoff (nel frattempo succeduto a Kesselring, ferito in un incidente d'auto) di spostare tre delle sue migliori unità - la 29a fanteria, la 1a paracadutisti e la 90a Panzergrenadier - di fronte alle truppe di Clark. Il 22 ottobre, l'attacco americano al monte Castellazzo, sopra Castel San Pietro, si schianta contro le difese tedesche. Di lì a pochi giorni il Comando alleato sospende tutte le operazioni. (Estratto da G. Ronchetti, "La Linea Gotica, i luoghi dell'ultimo fronte di guerra in Italia", Ed. Mattioli1885)